Crederci, sempre
In campionato non è ancora finita: la partita col Barcellona, ancora una volta, ci ha insegnato che fino all’ultimo secondo non si deve mollare mai
E allora bisogna crederci ancora, o meglio, continuare a crederci.
Perché c’è chi non ha mai smesso di farlo, nonostante non sia più tutto nelle nostre mani da un paio di settimane.
Il Napoli che sembrava in volata finale verso lo scudetto inciampa nella partita che sembrava più scontata: quella in casa con un Genoa che a questo campionato non ha nulla da chiedere.
Vieira lo aveva detto che non avrebbero regalato nulla e che addirittura avrebbero provato a vincere, come dovrebbero fare tutti i professionisti che si rispettino: a Napoli forse hanno pensato fossero dichiarazioni di facciata, o forse sono stati vittime di quella sindrome che spesso si impossessa di chi è vicino al traguardo e si fa prendere dal panico, la cosiddetta “sindrome del braccino”.
E quindi ora l’Inter è di nuovo lì, in piena lotta, solo un punto sotto, dopo aver vinto due partite in scioltezza con le riserve e in mezzo la faticosa ma gloriosa serata col Barcellona: perché vincere aiuta a vincere, sempre, e dopo che fai imprese così la mente vola e di conseguenza anche le gambe sentono meno la stanchezza, sai che sei dove volevi essere da inizio stagione e sai che ora in campionato non dipende più da te ma allo stesso tempo non hai nulla da perdere.
Proprio quella partita che ormai è entrato di diritto nella storia del calcio ci ha insegnato che non si deve mollare mai e che ci si può credere fino all’ultimo istante: perché “ È finita” si dice solo alla fine.
E allora continuiamo a crederci, perché l’inerzia questa volta sembra essere a nostro favore, perché se siamo ancora lì contro una squadra che ha speso tantissimo sul mercato e ha giocato ben 21 partite in meno, se siamo lì nonostante il rigore negato su Bisseck e ancora prima quello su Thuram e chissà quanti altri episodi ed arbitraggi assurdi si possono citare da gennaio ad ora, vuol dire che nonostante qualche inciampo di troppo ce lo meritiamo.
Perché si è capito subito, dalla partita in casa del City a settembre, quando era ancora il vero City! Che questa squadra aveva in testa solo la finale di Monaco, per cancellare Istanbul, per regalarsi il trofeo più ambito, quello che ogni giocatore, allenatore, tifoso o presidente sogna.
Ma essere a Monaco non vuol dire dover buttare al vento le altre occasioni: lo scudetto sul petto lo abbiamo ancora cucito noi e fino all’ultimo lo difenderemo e faremo sì che altri non se lo possano cucire facilmente.
È l’orgoglio dei campioni, è la forza e la caparbietà di chi non vuole mollare nemmeno un centimetro, è la mentalità della grande squadra.
Crediamoci, perché noi possiamo farlo e tutto insieme ci possiamo credere ancora di più.